I TUAREG non avevano alternative


I tuareg non avevano alternative’
Colloquio con Vermondo Brugnatelli
A cura di Marco Pinzani (Associazione Transafrica)
18 Gennaio 2013


Vermondo Brugnatelli, 59 anni, è uno dei più attenti studiosi del mondo berbero. La guerra in Mali, l’attacco dell’esercito francese alle bande islamiste nel Nord del Mali, non lo lascinoindifferente. Da anni, Brugnatelli cerca di far conoscere in Italia e in Europa la storia del popolo tuareg.

- Hanno sbagliato i tuareg a lanciare l’offensiva del gennaio 2012?

“Con il senno di poi, alcuni sostengono che quel sollevamento armato sia stato un errore. Ilfatto è che non avevano alcuna alternativa. La situazione nel Nord del paese stava disgregandosi, non poteva che peggiorare. I tuareg, un anno fa, hanno solo inciso un bubbone che già stava marcendo. Hanno cercato in tutti i modi un dialogo con Bamako, con il governo del Mali. Avevano più volte avvertito della presenza di bande islamiste che stavano insediandosi nei loro territori.
Volevano aiuto per farle sloggiare. E invece Bamako ha risposto con il silenzio, con la complicità con i narcotrafficanti e peggio con arresti di esponenti dei movimenti tuareg. No, lo scorso anno non vi erano alternative’

- Come è stata possibile la disattenzione della comunità internazionale di fronte al pericolo islamista?

‘Non è certo la prima volta che la comunità internazionale è sorda e cieca. Il colonialismo non è finito con la stagione delle indipendenze africane. Ci siamo illusi che bastasse creare a tavolino degli stati per garantire la stabilità dell’Africa. Quei confini statuali erano e sono ingiusti. E gran parte dei governi africani sono stati oppressivi, tribali, in mano a gruppi militari. Il malessere del Mali è cominciato subito dopo la sua indipendenza.
I tuareg avrebbero accettato perfino di rimanere sotto la Francia pur di non essere governati da Bamako. Hanno subito mezzo secolo di angherie e sofferenze’.

- Vi erano alternative all’intervento francese?

‘No, credo che anche Parigi, al punto in cui erano arrivate le cose, non avesse altra alternativa che l’intervento militare. Gli islamisti stavano marciando verso Sud, avevano varcato le frontiere dell’Azawad. Loro non erano interessati alla causa tuareg. Volevano imporre la sharia a tutto il paese. Volevano creare uno stato islamista. L’esercito maliano non sarebbe riuscito a fermarli. Ma la Francia ha una colpa: non ha tenuto conto che i loro migliori alleati avrebbero potuto essere proprio i tuareg.
Conoscono il loro deserto e vogliono solo cacciare dal loro paese narcotrafficanti e fanatici religiosi. Non si poteva ignorarli’.

- Cosa accadrà ora? Cosa accadrà nei prossimi mesi’

‘Se vi fosse la saggezza di integrare le forze tuareg nelle truppe, francesi e africane, che combattono gli islamisti, io credo che potrebbe essere possibile liberare i deserti dell’Azawad dagli islamisti. Rimane, però, il pasticcio iniziale: i confini del Mali non hanno senso, basta guardarli, dovrebbero avere il coraggio di sfatare il tabù dell’intoccabilità delle frontiere coloniali e della integrità statale del Mali. Bisogna riconoscere diritti ai tuareg a un proprio territorio. Senza una partecipazione dei tuareg a questa sfida contro l’islamismo, non vi sono molte speranze.
I giovani tuareg sono ostili al fanatismo religioso, ma vedono la Francia come
ex-potenza coloniale e certamente non vorrebbero eserciti stranieri nei loro territori.
Se non verrà riconosciuto un ruolo ai tuareg si va dritti verso una situazione afghana: forze straniere in una terra ostile. Questo è un conflitto che rischia di incancrenirsi. E sarebbe un dramma, il Mali e i deserti del Nord sono un paese splendido. Rischiano di diventare il santuario di un’altra guerra infinita’.